RASSEGNA STAMPA

La Repubblica - Scontro e dialogo, le culture secondo Celestini

Genova, 13 luglio 2008

Scontro e dialogo, le culture secondo Celestini
L´attore-autore oggi pomeriggio al Ducale per un confronto di idee al Festival "Intermix"
MICHELA BOMPANI

«Bisogna partire dai conflitti, per arrivare al dialogo interculturale»: Ascanio Celestini, attore, regista, scrittore, drammaturgo, sarà oggi a Genova, a Palazzo Ducale, alle 18, per "Intermix", il Festival delle culture migranti, curato dalla rivista Internazionale e organizzato dal Comune di Genova con la Fondazione per la Cultura, all´interno della rassegna "Meetix".
Celestini (da due mesi sono usciti il suo libro e il dvd "Parole sante") dialogherà con la giornalista e scrittrice italo-somala Igiaba Scego su "Esuli e avventurieri. Viaggi dal sud al nord del mondo".

Celestini, a Genova si prova a fare intercultura mentre il governo intende prendere le impronte digitali ai rom, introdurre il reato di "clandestinità" e mandare l´esercito nelle città.
«L´inizio di un dialogo interculturale deve partire dallo scontro. Perché si evidenziano le contraddizioni. Nella realtà c´è un solo punto di vista: quello occidentale, quello europeo. Da noi, quello italiano, anzi, ancor più, quello cittadino e di quartiere. Come se la comunità culturale fosse minacciata. Il leit-motiv popolare è "Se loro vengono in Italia, devono vivere come noi". Il dialogo inteculturale, invece, inizia quando "noi" e "loro" facciamo, ognuno, metà strada e ci si incontra nel mezzo. Gli immigrati hanno accettato fin troppo i nostri costumi. Rinunciando ai propri. Un africano che è arrivato in Italia ha già cambiato così tanto. Adesso tocca a noi cambiare un po´. Se c´è un problema di incontro e conoscenza è nostro, noi non sappiamo una parola d´arabo o di cinese. Loro hanno imparato l´italiano».

Il sindaco di Genova sta per firmare un protocollo d´intesa con la comunità musulmana per realizzare una moschea in città: la Lega è insorta.
«Se verrà data ai musulmani una moschea come "concessione" agli stranieri, non funzionerà. E sarà focolaio di tensione. Andrà costruita insieme, arabi e genovesi. Il rischio dell´immigrazione è la ghettizzazione, che genera razzismo. E´ naturale che le comunità tendano a concentrarsi e a isolarsi. E ciò alimenta nei cittadini la diffidenza. L´incomunicabilità genera il razzismo, l´intolleranza. Le streghe erano donne che vivevano da sole, a parte. Sfuggivano al controllo, cui erano sottoposte le donne. Dal padre, al marito, ai figli maschi. Le streghe facevano paura perché non erano controllate da nessuno. Così, per le comunità immigrate. I cittadini non sanno cosa facciano nel loro isolamento, scatta un sentimento di paura dello sconosciuto, quindi l´ostilità».

Tra pochi giorni a Genova scoccheranno i sette anni dal G8 del 2001 e ancora si attendono le sentenze: lei che idea si è fatto di quei giorni?
«Che la divisa non si processa. Che esiste un alone di immunità. Che ci sono, come dice Orwell, cittadini più uguali degli altri. E ho la sensazione che quella violenza, come in altri casi analoghi, serva a inviare un messaggio chiaro: "Sappiate che può succedere ancora". Se un ragazzo spara a un altro, va in galera per il resto dei suoi giorni. Se un poliziotto spara a un cittadino, beh, va diversamente. Sul G8 andava fatta una commissione parlamentare d´inchiesta. Nel mio spettacolo "Fabbrica", che racconta la storia di un operaio freddato dalle guardie nel ‘49: vi ho inserito quattro interventi registrati, e uno è di un ragazzo che assiste all´omicidio di Carlo Giuliani. Mi colpì perché non gridava "assassini" alla polizia, ma prevaleva lo stupore, l´incapacità di comprendere»

Perché è andato alla manifestazione di piazza Navona?
«I problemi di questo Paese sono dati da una sommatoria. Uno: l´illegalità ad alto livello di cittadini più uguali degli altri. Vedi lodo Alfano, legge Cirami, ex Cirielli, legge Gasparri. Due: l´illegalità di cittadini meno uguali degli altri. Vedi le leggi razziali e razziste come quella sulle impronte digitali. Se in Sicilia c´è la mafia, prendiamo le impronte digitali a tutti i siciliani, allora. Terzo: a Genova durante il G8 c´è stata una voragine nella storia della democrazia italiana, lo stato di diritto è stato sospeso. Questi tre fattori vanno messi insieme. Si rischia di fare una battaglia a metà se ce la prendiamo soltanto contro le leggi canaglia. Penso però che né Guzzanti, né Grillo abbiamo passato il segno: è vero che Napolitano firmerà una legge anticostituzionale».

Alla faccia di Nanni Moretti.
«Piazza Navona è stato un rito collettivo, un momento di comunciazione esterna. La riunione di chi oggi fa politica davvero: non i partiti, ma i gruppi di cittadini, dalla No Tav al collettivo di precari dei call center ai cittadini di Chiaiano».

Negli ultimi anni Celestini è sempre presente nei cartelloni dei teatri genovesi. Una particolare sintonia?
«Lavoro bene a Genova: lo Stabile, la Tosse. E l´Archivolto, dove la prossima stagione porterò il mio spettacolo. Mi piace il centro storico. È autentico, affascinante. Non è una vetrina per turisti. Si può mordere ancora il gusto di Genova. La prima cosa che facciamo, con la compagnia, appena arriviamo, è andare a mangiare dalla Maria».